Se il Conte Valentinis fosse ancora fra noi…

Fo.XXV della Carta d’Italia – III. N. 0 . Sez.A – IGM (agg.ta nel 1922) – particolare

Tre anni fa, a maggio 2021, avevo scritto un pezzo riguardante il canale Valentinis.

Il pezzo, pubblicato poi sul sito dell’Associazione Culturale Apertamente, era molto critico sui lavori (allora ancora da iniziare) che si sarebbero realizzati nell’area del Porticciolo Nazario Sauro e non a caso lo intitolai “La testata del Valentinis”, per indicare un po’ la parte iniziale del canale navigabile ed un po’ i tormenti che il Conte Eugenio avrebbe dimostrato se fosse ancora in vita.

Riporto a tal proposito un piccolo stralcio del pezzo citato:

L’allora podestà, Conte Eugenio Valentinis, esponente del partito liberal-nazionale, intendeva infatti sì imprimere una svolta allo sviluppo del vecchio “Porto di Rosega” ma contestualmente portare il mare in città, allargando l’ultimo tratto del canale voluto dal cavalier Antonio de Dottori degli Alberoni, membro eminente della I.R. Società Agraria e promotore del Consorzio Acque dell’Agro Monfalconese.

L’operazione avrebbe consentito ai battelli di raggiungere Viale degli Ippocastani (attuale Viale San Marco) strettamente connesso al centro della cittadina. Il porto-canale sarebbe servito al trasporto delle persone così come a quello dei prodotti agricoli delle campagne del territorio.

Ma torniamo all’argomento del pezzo.

Le critiche erano sostanzialmente tre:

  1. La quantità enorme di danaro pubblico investita per realizzare l’intero sistema della testata con quella scalinata pretenziosa che ha come panorama il parco lamiere di Fincantieri e, più in la, il camino della centrale di A2A (quello attuale e quello futuro, della nuova centrale a gas)
  2. Il gravissimo ritardo nella realizzazione della rotatoria, il cui progetto era stato seguito dalla giunta comunale precedente (giunta Altran) ed in particolare dal sottoscritto. Dopo cinque anni dall’elezione della nuova amministrazione nessun lavoro era stato ancora iniziato, nel frattempo la Regione FVG aveva dovuto aggiungere un altro milione di Euro per adeguare i costi.
  3. L’eliminazione del percorso ciclopedonale che avrebbe dovuto connettere il centro cittadino col porticciolo.

In questi anni, che da cinque sono ormai diventati otto, il numero dei lavoratori di Fincantieri che si muovono in bicicletta per raggiungere il posto di lavoro e, successivamente, le loro case attraversando l’incrocio del porticciolo è straordinariamente aumentato (leggendo i dati, almeno del 30% – 40%) e forse una rivisitazione del progetto sarebbe stata molto utile.

Ma ciò che risulta davvero avvilente e difficilmente spiegabile, è quanto citato al terzo punto dell’elenco precedente, ovvero l’eliminazione del “terzo ramo” dei passaggi ciclopedonali interrati e, allo stesso tempo, di quel grande foro centrale che avrebbe consentito l’aerazione dei percorsi e l’ingresso della luce naturale.

La giustificazione ufficiale è abbastanza nota: lungo il percorso del “terzo ramo” si sarebbe incontrato un cavo dell’alta tensione di Terna che ne avrebbe impedito la realizzazione.

Il tema era stato affrontato già durante le prime fasi progettuali e, nonostante l’esistenza di una convenzione tra comune ed Enel (ruolo svolto oggi da Terna) sulle modalità degli eventuali lavori, sarebbe stato necessario affrontare un rilevante contenzioso legale per procedere all’esecuzione dei lavori. Evidentemente gli attuali amministratori hanno deciso di evitarlo.

È abbastanza chiaro che la realizzazione del famoso tunnel interrato, senza fori di aerazione e prevedendo ben 36 metri di tratta in galleria, non risponderà in alcun modo alle necessità della mobilità ciclabile e pedonale, senza parlare poi della gestione di questo tunnel durante le ore notturne.

Quindi, riassumendo e tornando ai desideri del vecchio podestà Eugenio Valentinis che voleva portare il mare in città, dovremmo sicuramente dire che sì il mare in città lui era riuscito a portarlo, ma la grande viabilità di attraversamento della città ormai da anni l’aveva allontanato.

E dopo tanti anni, il comune di Monfalcone, pur avendo l’occasione di ricollegare il centro città al mare attraverso il vecchio Viale degli Ippocastani, ha deciso di rinunciarvi definitivamente troncando i percorsi per raggiungere in sicurezza il porticciolo e pensando, temo con macabra ironia, di posizionare un busto del vecchio podestà che osserverà perennemente la sua opera ormai per sempre rovinata.

Un consiglio: sul volto della statua del Conte Eugenio, aggiungete pure una lacrima.

Massimo Schiavo

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