Libertà di pensiero? Quando fa comodo

E’ di qualche ora fa un post del Capitano della sindaca dalla schiena dritta che decide di dire la sua in merito alla libertà di pensiero ed espressione. E’ ovviamente di qualche ora fa un post della sindaca dalla schiena dritta che decide di dire la sua in merito alla libertà di pensiero ed espressione.  E’ arrivato prima lui, ci spiace.

Un argomento spinoso quello della libertà di pensiero ed espressione visto che la sindaca mal sopporta quelli che non la pensano come lei, mal sopporta il contraddittorio e si permette di denigrare sarcasticamente e pubblicamente chi non la pensa al suo stesso modo.

Sono ormai famosi gli atteggiamenti tenuti contro i consiglieri di minoranza ai quali non vengono date risposte alle interrogazioni, ai quali viene detto pubblicamente “di studiare” e “di informarsi” e ai quali viene limitato con ogni mezzo il loro legittimo e doveroso lavoro di opposizione.

Se dovessimo rispondere alla furba domanda trabocchetto che la signora pone: “Ma possiamo ancora esprimere il nostro pensiero? Possiamo ancora usare i termini che peraltro si trovano sui dizionari senza che ci accusino di razzismo, fascismo e chi più ne ha più ne metta?” risponderemmo ovviamente di sì (come potremmo rispondere di no a una domanda così ovvia e ben formulata?) che il pensiero può venir espresso e che la lingua italiana ha sicuramente un termine per ogni cosa, ma, c’è un ma…

Se il desiderio è che il pensiero venga rispettato allora deve venir rispettato in modo reciproco (reciproco è una parola che si trova regolarmente nel dizionario della lingua italiana, abbiamo verificato), come si dice dalle nostre parti “fifty/fifty”, cinquanta/cinquanta, senza mettere in campo vittimismo, atteggiamenti aggressivi e denigratori.

Se vuoi essere rispettato per le tue idee allora inizia a rispettare le idee degli altri, sempre.

Quanto è difficile, eh?

Torna in alto