L’intervista che avremmo voluto leggere

Dopo aver letto, con non poco imbarazzo, l’odierna intervista alla Sindaco sulla stampa locale (30 dic. 2023 ndr), ci siamo chiesti cosa ci sarebbe piaciuto trovare al posto di quelle irricevibili parole.

Ne proponiamo una ricostruzione ipotetica, con la premessa che le domande sono le stesse dell’intervista, anche quando “stonano” con la risposta precedente.  Fanno eccezione le ultime due domande, che sono delle appendici da noi aggiunte in relazione alla conferenza di autocelebrazione sui risultati raggiunti.

Giornalista: “Sindaco, sta pensando a candidarsi per il Parlamento europeo?”

Sindaco: “Ho preso un impegno con i cittadini e finché non sarà finito il mio mandato non sono disponibile per qualsiasi altro incarico.”

Giornalista: “… Ma?”

Sindaco: “Nessun ma: faccio il Sindaco e fino al 2027 sono indisponibile per qualsiasi altro incarico.”

Giornalista: “E se le arrivasse questa proposta?”

Sindaco: “Ringrazierei e rifiuterei.”

Giornalista: “A una settimana dal corteo della comunità mussulmana la sensazione è di un’attesa che qualcosa possa accadere. Un’attesa che non è più quiete.”

Sindaco: “Abbiamo assistito a una manifestazione pacifica e ordinata organizzata dalla comunità mussulmana e alla quale hanno preso parte anche altre persone, dimostrando la loro vicinanza. La quiete cui lei fa riferimento è un presupposto importante e fondamentale nei termini che questo è il clima nel quale possiamo operare per costruire un terreno di dialogo pacifico e rispettoso col fine di trovare le migliori soluzioni per le necessità della comunità mussulmana stessa, ma anche per costruire un modello di convivenza e di integrazione. Dobbiamo occuparci di questo tema con la giusta intensità per permettere ai mussulmani di professare la loro religione, ma anche per dare un segnale importante di disponibilità e di apertura, così da costruire un piano di dialogo anche per quei temi che a noi sono più cari, e vorrei dire imprescindibili, come la democrazia, la laicità delle istituzioni, la parità di genere e i diritti dei minori. Solo un clima di serenità e di reciproco rispetto possono permettere di intavolare questi argomenti e di ottenere significativi punti di convergenza sui presupposti fondamentali.”

Giornalista: “Dopo svariati anni state mettendo mano al Piano regolatore comunale. C’è uno spazio di manovra per individuare siti dove prevedere nuovi luoghi di culto?”

Sindaco: “Il Piano regolatore deve essere uno strumento che incontra le necessità della cittadinanza. Oggi a Monfalcone vivono circa 6.000 mussulmani che reclamano uno spazio ove professare la loro fede. È evidente che dobbiamo occuparci anche di questo.”

Giornalista: “Sicché non lo prevedete?”

Sindaco: “Come dicevo, il Piano regolatore deve partire dallo stato di fatto e avere una visione proiettata al futuro. Il Comune non costruisce moschee, chiese o centri di culto ma se esiste questa necessità, ed è evidente che esiste, il Comune ne deve tenere conto.”

Giornalista: “Dove possono pregare i mussulmani?”

Sindaco: “In questo momento dobbiamo trovare delle soluzioni temporanee per tamponare una situazione di emergenza, ma è chiaro che vanno ricercate e trovate delle soluzioni stabili e ordinate.”

Giornalista: “Più volte ha ribadito che la chiusura dei due centri culturali islamici è avvenuta dopo lunghi e accurati controlli delle forze dell’ordine. Ci sono stati analoghi controlli anche nelle sedi di altre comunità religiose?”

Sindaco: “I controlli devono sempre avere il fine di correggere le situazioni di non conformità formale, tutelare l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza e permettere ai gestori di svolgere le loro attività conformemente alle norme. È nostro interesse fare in modo che, ove si manifestino difformità di utilizzo, si attui un processo di verifica, di confronto e di indirizzo, in modo che gli utilizzatori possano essere a conoscenza delle norme vigenti e delle eventuali limitazioni in modo da poter correggere la loro impostazione ed attuare ogni misura che possa rimettere le loro attività nell’alveo della regolarità. Le attività di verifica non devono avere una finalità punitiva, ma correttiva e comunque non devono mai essere indirizzate contro qualcuno, ma bensì a favore della pubblica utilità.”

Giornalista: “Ha rispedito al mittente l’invito ad aderire a un incontro-confronto con la comunità mussulmana. È ancora su queste posizioni?”

Sindaco: “Giammai! Il confronto è l’unica opportunità per amministrare una comunità plurale come quella monfalconese, e l’ascolto dei cittadini è uno dei cardini sul quale si base l’azione democratica per la quale rivesto il ruolo di Sindaco. Dialogo, razionalità, assenza di dogmatismi e accettazione incondizionata dei diritti di tutti sono presupposti irrinunciabili per un amministratore: non esiste possibile alternativa.

Giornalista: “Porta chiusa, dunque?”

Sindaco: “Mai e per nessuno! La casa Comunale deve essere aperta per definizione: è la casa dei monfalconesi e la sua porta è la porta di accesso alla nostra comunità. Chiudere quella porta significherebbe chiudersi al mondo ed è un atteggiamento che nessuno si può, né si deve permettere.”

Appendice

Giornalista: “In conferenza stampa ha magnificato i risultati dal punto di vista dei contributi raccolti. Da cosa derivano?”

Sindaco: “Abbiamo svolto un buon lavoro. Gli Uffici, i tecnici, tutti insieme abbiamo lavorato per la città, e ne siamo fieri. Va detto che questi risultati sono figli dei tempi: il superamento dei limiti dovuti ai patti di stabilità dei Comuni e delle Regioni hanno liberato molte risorse e i fondi straordinari delle misure per l’emergenza COVID e il PNRR hanno prodotto enormi possibilità di investimento sul territorio.”

Giornalista: “A che punto sono i lavori?”

Sindaco: “C’è molto da fare, non è semplice e le difficoltà si assommano. Oggi è davvero il tempo di lasciar stare le chiacchiere e di lavorare seriamente: tante parole producono solo tanta confusione…”

Davide Strukelj

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