Divide et impera

 

All’inizio furono le abluzioni al mare da parte di temerarie donne islamiche che, per consuetudini tradizionali, osarono entrare nelle sacre acque del mare nel punto più a nord del mediterraneo. Bagnarsi vestite, uno scandalo! Apriti cielo! Tuoni fulmini e saette identitarie vennero scagliate nei confronti delle sventurate in nome della tradizione balneare italica che veniva stravolta dalle impavide ed arroganti bagnanti in sari.

Poi venne la volta degli integralisti che si celavano tra la moltitudine di emigrati sbarcati nelle nostre sponde per un tozzo di pane, e, come se non bastasse, vennero e vengono ancora sciorinati una serie di luoghi comuni quali le spose bambine, le donne sempre tre passi indietro rispetto l’uomo che le accompagna e, ancora, le donne obbligate ad indossare il velo, anzi che girano per la città “insaccate”.

Insomma, la città viene dipinta come ostaggio del terrorismo islamico, attenzione quindi a girare per le vie la notte, potrebbe sbucare dal nulla “l’uomo nero”.

Per non farci mancare nulla, ecco una bella ordinanza che intima la chiusura di due centri culturali islamici rei di non rispettare le normative edilizie, leggi destinazione d’uso. Insomma, cari ragazzi e ragazze musulmani se volete pregare fatelo a casa vostra e non rompete la tranquilla armonia cittadina con le vostre strampalate tradizioni religiose.

Qui siamo in Italia e l’Italia è degli italiani e per confermarlo che c’è di meglio che una bella manifestazione con più di ottomila persone? Donne uomini bambini che si sentono, e molti di loro lo sono, italiani, sì italiani!

Già, perché, se non lo avete ancora chiaro stiamo parlando della nostra comunità di esseri umani, già proprio così esseri umani, tale e quali a noi (due gambe, due braccia, un cervello e soprattutto un cuore) originari del Bangladesh, che ce lo dicono sventolando il tricolore e la bandiera dell’Europa, sfilando pacificamente per le vie limitrofe al centro cittadino, per non creare disagio ai commercianti e pulendo le vie del percorso dai rifiuti.

Un segnale certamente storico per Monfalcone.

Parrebbe essercene abbastanza per una bella riflessione e magari per moderare i bollenti spiriti, e invece no…

Quando sembra si sia toccato l’apice del paradosso del terrore ecco che arriva il coup de theatre!

Nottetempo, dei facinorosi maleducati danneggiano il Bambinello del presepe ed allora scatta la diretta social (alla quale siamo ormai abituati da mesi, forse anni) dove si insinua, con quel “dire ma non dire” al delitto religioso, allo scempio sacrilego.  Ed ecco che così già i fedeli lettori dei post più a nord del Mediterraneo, trovano immediatamente i colpevoli.

Da notare che ad oggi ancora non si conoscono i colpevoli ma è ormai certezza chi non è stato.

Potrebbe bastare quanto accaduto per configurare una qualsivoglia persecuzione nei confronti di una minoranza che è pur sempre un terzo della popolazione ed invece, per la serie “non c’è fine al peggio”, giusto per dare una scossa ideologica, cosa c’è di meglio che far fare una bella visitina al dopo scuola dei bimbi islamici da parte della polizia locale,  per ribadire da che parte sta la civiltà occidentale che tollera quando le fa comodo ed accoglie chi le piace meglio se non chiede il rispetto dei diritti civili elementari.

Ora viene da chiedersi perché tutto questo? A chi giovano queste divisioni, queste intolleranze, questa mancanza assoluta di accoglienza? Si vuole forse creare ad arte uno scontro sociale? Dividere per poter ottenere un fine a proprio vantaggio usando le armi della violenza verbale, instillando paure e odio a danno della collettività intera.

Così si distrugge la pace sociale ed il benessere delle persone, della nostra città. Concordia sociale e benessere, obiettivi che dovrebbero essere alla base del buon governo.

Si è amministratori ma anche educatori nel vero senso della parola, bisognerebbe tirar fuori il meglio che c’è in ognuno di noi e non il peggio alimentando l’astio e il livore nei confronti del terzo a noi vicino.

Come cresceranno i nostri figli se abituati a guardare con diffidenza il prossimo specie se straniero e con cultura diversa dalla nostra?

Come cresceranno e stanno crescendo i figli dei fratelli islamici coccolati dalla emarginazione ed esclusi dal contesto sociale?

Cosa sarà il futuro se per prepararlo si ricorre al sospetto, all’esclusione e all’intolleranza umanitaria? È così difficile capire che la strategia del divide et impera, porta solo un effimero beneficio al tiranno di turno, ma che alla distanza lascia solo alle spalle rovine, macerie e la solitudine dell’anima?

È così difficile capirlo?

Giovanni Sonzini

 

 

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