C’era una volta Marina Nova… Oggi esiste Marina di Red Bull, dove il capitalismo ha messo le ali

 

Basta fare due passi sulla passerella in legno di Marina Nova per capire in che dimensione è entrato questo pezzo di litorale regionale, dimenticato per lungo tempo, colpevolmente o meno, ed ora resuscitato con i soldi del grande capitalismo.

Perché è di questo che si tratta.

Balza certamente all’occhio che diverse zone della spiaggia sono fruibili solo da chi paga il lettino con l’ombrellone messo a disposizione dalla società che ha in concessione quel tratto di litorale.

Lo spazio davanti a questi lettini ed ombrelloni deve essere lasciato semplicemente libero.

Un po’ come accade in qualsiasi spiaggia “privatizzata”, si dirà. Già.

Altri spazi, invece, devono rimanere disponibili per le attività nautiche. Si obietterà, ma accade la stessa cosa a Marina Julia.

Vero, verissimo, ma c’è una grossa differenza di fondo alla base di tutto ciò e comunque si deve tenere conto anche del fatto che a Marina Julia lo spazio è sicuramente più rilevante rispetto a quello di Marina Nova.

E quello che ci si domanda è per quanto tempo ancora i pezzi di spiaggia “liberi”, continueranno a rimanere tali, dove si potrà portare il proprio ombrellone, il proprio lettino, in un contesto demaniale dato in concessione per 15 anni ad un colosso che sta investendo milioni di euro, ridisegnando completamente Marina Nova, per un progetto che sicuramente aprirà diverse porte importanti, specialmente sul fronte dell’attività nautica?

E sarà per le tasche di tutti? Sarà per i comuni mortali monfalconesi?

Monfalcone è una cittadina con uno dei redditi medi più bassi del Friuli Venezia Giulia e d’Italia.

Un tempo per entrare in quel sito si pagava un prezzo irrisorio, popolare, non paragonabile sicuramente al prezzo che c’è oggi per noleggiare un lettino con l’ombrellone, questo è.

Poi si possono fare tutti i discorsi più visionari e illuminanti del mondo. La Red Bull fa il suo mestiere e lo sa fare bene, poco da dire, il problema è quando la politica si presta a sostenere certe operazioni dove la concorrenza con le piccole realtà magari del territorio che gestiscono attività balneari è praticamente e semplicemente irrealizzabile.

E questa è la principale differenza di fondo che c’è tra la situazione di Marina Julia e Marina Nova.

Come può un gestore a trazione famigliare competere con la Red Bull? Non può.

Sicuramente c’è da riflettere su cosa si intenda su identità, su tradizione, su senso di appartenenza.

Non si vuole mettere tanto in discussione l’attività del privato sul bene privato, se nascerà la Formula1 del mare, se arriverà la coppa America nel golfo triestino, se qui si costruiranno o progetteranno le barche che competeranno a livello mondiale, non se ne può che essere felici, forse, i problemi politici sorgono invece sulla questione del bene pubblico dato in gestione alle multinazionali.

Che identità, che espressione di legame con il territorio, può preservare una multinazionale?

Un piccolo gestore di solito espressione del territorio, sopravvive probabilmente di questo, un grande colosso multinazionale come la Red Bull  non vive sicuramente con la concessione balneare di 15 anni di Monfalcone che è una goccia piccolissima nel grande mare degli investimenti in cui sono attivi.

L’unica certezza è che c’era una volta Marina Nova, oggi esiste Marina di Red Bull, dove il capitalismo ha messo le ali, e alla grande, creando un precedente in Italia la cui portata probabilmente non è stata ancora ben compresa da tutti.

Marco Barone

 

 

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