Avvocati per le partecipate: cosa c’è sotto?

Ci fu un tempo, non troppo passato, nel quale amministratori pubblici di diversi schieramenti, all’evidenza dei fatti indubbiamente più capaci e lungimiranti di quelli attuali, guardarono all’interesse del territorio isontino nella sua interezza e complessità.

Scelsero infatti, nell’ambito di un più ampio processo di efficientamento della pubblica amministrazione che prevedeva anche un’apertura a processi di privatizzazione, di costruire un sistema di gestione dei principali servizi pubblici locali incentrato sul territorio e il più possibile bilanciato, che garantisse il controllo dei servizi pubblici essenziali da parte degli Enti territoriali.

Attraverso il sistema delle società partecipate isontine, infatti, Comuni e Provincia continuarono – e, fino a oggi, continuano i Comuni – a esercitare in autonomia il controllo sulle società che erogano i servizi idrici, la gestione dei rifiuti e il trasporto pubblico locale, garantendo, grazie al confronto con il mercato, una maggiore efficienza e snellezza.

Tale modello, che ho fin troppo sintetizzato, per funzionare presuppone una visione complessiva del territorio e una leale collaborazione tra soggetti interessati. È destinato a durare ancora? La spasmodica ricerca del consenso limitato all’interno del proprio stretto bacino elettorale sviluppa una forza centrifuga che nulla di buono lascia presagire.

Questo per affermare che la notizia che il Comune di Monfalcone non vuole adeguare le tariffe TARI agli aumenti previsti dalle autorità di controllo (AUSIR) e che ha per questo dato avvio ad un’analisi sulla gestione della società non è una questione limitata ai prossimi bollettini in arrivo, ma va tenuta sotto stretta osservazione anche da altri punti di vista. Perché, oltre a scaricare i maggiori oneri di gestione della Società sugli altri Comuni della ex Provincia in modalità assolutamente esecrabile, rivela un progetto decisamente più invadente per il futuro della Società.

Una delle ultime delibere della Giunta bisiaca (Cisint assente) e titolata “Miglior scelta gestione del servizio raccolta e smaltimento rifiuti. Indirizzi” (la mancanza di validi titolisti non affligge solo la carta stampata…) dispone la redazione di un eloquente studio, o advisory, in materia. Uno studio volto quindi a scandagliare criticamente l’attività di gestione della Società e che è stato affidato non a una società specializzata in questo tipo di analisi, ma a un gruppo di lavoro interno con l’aggiunta dell’avvocata di fiducia di turno dell’ente, Teresa Billiani.

Il Comune di Monfalcone si muove parallelamente a quanto attuato pochi anni fa nel contesto di APT: poiché non viene accontentato in tutte le sue richieste (che sarebbero andate a scapito del servizio offerto al territorio nel suo complesso), lamenta una pessima gestione, ricorre alla necessità di “nuovi piani industriali”, proclama l’esigenza di effettuare delle due diligence sull’attività degli organismi di gestione, mentre nel frattempo si aggrediscono le consistenti riserve accumulate negli anni precedenti. Risultato: a distanza di quattro anni le due diligence non hanno rilevato nulla di particolare, del nuovo e urgentissimo piano industriale non si ha notizia, più di qualche marciapiede è stato asfaltato e qualche linea in più gira, semivuota, per le strade di Monfalcone. Bingo.

Se cambiamo le tempistiche e sostituiamo “due diligence” con “advisory”, ci accorgiamo che lo scenario non è molto diverso da quanto già accaduto. C’è troppa malizia a pensare che è in corso un tentativo di delegittimare l’attuale management di ISA con motivazioni che ben poco hanno a che fare con l’interesse generale?

Comunque, questo è solo l’ultimo capitolo di una partita giocata sulla pelle di ISA già da diverso tempo.

Lo stesso avvocato Billiani (!) negli anni passati aveva supportato il Comune di Monfalcone nella tesi che i patti parasociali siglati tra i Comuni soci di ISA non dessero adito all’esercizio del controllo analogo della Società da parte dei Comuni, con il rischio di veder annullato l’affidamento del servizio in via diretta, senza il ricorso a procedure concorsuali esterne (cd. in house providing). Tesi fortunatamente smentita, per la positiva prosecuzione del servizio, dalle recenti linee guida pubblicate da ANAC. In aggiunta, quando nelle assemblee di ISA fu proposta la costituzione di un ufficio unico per le partecipate per esercitare in maniera efficace lo strumento del controllo analogo, questo venne fortemente osteggiato dal Comune di Monfalcone, che preferisce evidentemente poter bussare autonomamente, senza anticamera, alla porta dell’amministratore di ISA per ogni desiderata.

Ad ogni modo, la posta in gioco è alta anche stavolta. Lo studio di “soluzioni alternative” fa infatti presupporre un’ipotesi di uscita dalla Società, se non di far saltare la Società stessa, con la vendita delle quote a una qualche grande multiutility o la creazione di società che gestiscono i servizi su un bacino più esteso, con il rischio di vedere il Goriziano ancora una volta saccheggiato e disperso. La domanda cui prodest? ancora una volta ci permette di immaginare le vere intenzioni che muovono tutta questa smania di analisi.

Fortunatamente, alcuni tra i Comuni più influenti per peso e dimensioni, Cormons e Gorizia, dopo ampio supporto che a voler ben guardare possiamo chiamare complicità, stanno prendendo le distanze dall’atteggiamento muscolare del Comune di Monfalcone, almeno su questa partita.

Infatti, i Comitati di coordinamento soci di Isontina Ambiente e Irisacqua in seduta congiunta hanno finalmente nominato i componenti del Comitato tecnico, l’organo che permette il cosiddetto “controllo analogo” dei Comuni sulla gestione.

In entrambe le votazioni l’unico dissenso registrato arriva dal Comune di Monfalcone.

L’Isontino ha ritrovato una forma di collaborazione maggiormente coesa e meno muscolare? Staremo a vedere.

Sara Cumar

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