Il mare per tutti (ma proprio tutti)

Bagnanti a fine 1800

In queste ore sta facendo molto discutere un articolo apparso oggi sul quotidiano locale dove il sindaco di Monfalcone ventila l’attuazione di una serie di provvedimenti volti a limitare o a eliminare (non si è ancora capito, attendiamo fiduciosi ulteriori sviluppi) i bagni in mare vestiti dei cittadini musulmani.

Ora, non sappiamo ancora se questi provvedimenti diventeranno effettivi – l’annuncite cisintiana fine a sé stessa è ormai cosa nota – ma se quanto annunciato diventasse reale, beh, lasciateci dire che avremo proprio grattato il fondo di quel barile destinato a contenere quel sentimento che si chiama umanità.

Nell’articolo in oggetto, dopo aver definito Marina Julia come “uno degli arenili più apprezzati in regione” e dopo ovviamente aver elencato quanto fatto dall’amministrazione in merito (solito copione su quanto sono stati bravi)  la sindaca arriva a sostenere “per questo diventa inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti, una pratica che crea insopportabili conseguenze dal punto di vista della salvaguardia del decoro del luogo e che sta determinando sconcerto tra i tanti frequentatori del posto”.

Che noi traduciamo con: “la vista dei musulmani che vanno in acqua vestiti crea fastidio agli altri bagnanti”.

Definisce questi comportamenti “lesivi della rispettabilità e dignità necessarie nella frequentazione di tali luoghi pubblici, incidono negativamente sull’attrattività e sulle ricadute per i gestori dei servizi”.

Che noi traduciamo con: “i bagnanti vestiti rendono la spiaggia meno attraente ai turisti e i gestori delle attività vendono di meno”.

L’articolo poi prosegue citando “lesioni delle norme” “discriminazione all’incontrario”, insomma, sempre la stessa storia, trita e ritrita che siamo ben stufi di ascoltare.

A noi viene in mente la favola della volpe e l’uva, ricordate? Quando la volpe non arriva all’uva, dice che l’uva non le piace. Quindi, visto che la sindaca in sette anni di mandato non è stata in grado di fermare il flusso migratorio verso la città… beh, lasciamo a voi la conclusione.

Secondo noi pensare di praticare l’integrazione con i divieti (e a Monfalcone ce ne sono già tanti) è come pensare di insegnare le tabelline a schiaffoni. Certo, qualcosa ne verrà fuori, ma di sicuro non l’amore per la matematica.

Il punto chiave di tutta questa vicenda non è l’emancipazione delle donne, figuriamoci, ma semplicemente il “decoro” di Marina Julia, come espressamente afferma il sindaco, specialmente in considerazione dei “soldi spesi per renderla una delle spiagge più attrattive della Regione”. Impedendo alle donne musulmane di frequentare la spiaggia perché vestite (se ci pensate è un po’ come se alle donne occidentali venisse chiesto obbligatoriamente di mettersi in topless sulla spiaggia. Per alcune probabilmente non sarebbe un problema, per molte altre sì) non si arriverebbe a nulla. Anzi, si asseconderebbe ancora di più la chiusura delle comunità, e i loro appartenenti finirebbero per dividersi in gruppi separati dagli altri nuclei molto più di quanto non lo siano ora.

E non crediamo che questo sia il futuro ideale per Monfalcone.

 

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