Il Consiglio di Stato impone all’Amministrazione Comunale di trovare un luogo adatto alla preghiera musulmana

Il tempo della propaganda a tutti i costi è finito, lo sancisce il Consiglio di Stato.
Ora qualcuno non potrà più dire “ho chiuso due moschee”, anche se in realtà si trattava di centri culturali adibiti anche alla preghiera, ma dovrà dire “durante il mio mandato, a Monfalcone, ho aperto una moschea”.

Infatti la sentenza emessa dal Consiglio di Stato, pur confermando i profili di sicurezza e ordine pubblico, sottolinea con fermezza la necessità di garantire il diritto fondamentale di culto. E così, in una chiara indicazione di un cambiamento di rotta, l’Amministrazione comunale monfalconese è stata incaricata di individuare, in collaborazione con la comunità islamica locale, soluzioni alternative che permettano la pratica religiosa in luoghi adeguati, accessibili e dignitosi. …

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Se il Consiglio di Stato sta dicendo che…

La primavera a Monfalcone inizia con il botto, verrebbe da dire, visti i principi espressi dal Consiglio di Stato, nell’ordinanza del 21 marzo 2024 in merito al contenzioso in atto con la comunità islamica locale. Il CDS afferma in uno dei punti cardini del suo provvedimento che l’Amministrazione è tenuta ad individuare, in contraddittorio con gli interessati e con spirito di reciproca e leale collaborazione (valori che ispirano la disciplina primaria dell’azione dei pubblici poteri: art. 1, comma 2-bis, della legge N. 01580/2024 REG.RIC. n. 241 del 1990), siti alternativi accessibili e dignitosi per consentire ai credenti l’esercizio della preghiera, prendendo in attenta considerazione le osservazioni critiche mosse dall’Associazione rispetto ai luoghi nel frattempo individuati dalla Questura (in quanto, si dice, posti «all’aperto ed ubicati in punti del tutto defilati e periferici»).

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